DAMIANO MARISCA | 8 MAGGIO 2018 | TEMPO DI LETTURA 6 MIN.

La granita siciliana: origini e curiosità.​

Tra i comportamenti abituali di noi siciliani c’è sicuramente quello di andare spesso a fare colazione al bar con granita e brioche (o meglio, brioscia), comportamento che ormai viene imitato dai tantissimi turisti che ogni anno vengono a visitare la nostra bellissima terra.

Ma sapete quali sono le origini della granita siciliana?

In questo articolo vedremo com’è nata questa ricetta e come veniva prodotta quando ancora non esistevano le attrezzature moderne.

L'origine del nome: 'a rattata

La grattata (in siciliano rattata) era il nome originario della granita. L’appellativo deriva proprio dal procedimento con il quale veniva preparata. Ma prima, facciamo un passo indietro.

Le origini della granita vengono solitamente fatte risalire alla dominazione araba in Sicilia (827-1091). Gli arabi, infatti, ci portarono lo sherbet, una bevanda ghiacciata aromatizzata alla frutta, che non è altro che l’antenato della nostra granita. Grazie arabi!

La preparazione della rattata richiedeva come ingrediente principale la neve. Quindi era compito dei nivaroli di raccogliere la neve che cadeva in inverno sui monti, conservandola nelle neviere per quando sarebbe arrivato il calore estivo.

Nivaroli raccolgono la neve
Nivaroli pressano la neve nella neviera

La neve veniva coperta con felci e terra, e pressata fino a diventare ghiaccio da tagliare e vendere in estate. Ancora oggi, su alcuni monti, si possono trovare le buche usate per la conservazione del ghiaccio, alcune volte rifinite con mattoncini o pietre. Infatti, una curiosità è che la forma di queste neviere non era ovunque uguale, ma cambiava in base al territorio (un esempio lo puoi vedere da queste due foto).

neviera sul monte scuderi in sicilia
Neviera sul monte Scuderi, non rifinita
neviera sui monti iblei in sicilia
Neviera sui monti Iblei, rifinita con mattoncini e pietre

Era consuetudine, soprattutto per le famiglie più ricche, comprare i blocchi di ghiaccio dai nivaroli e conservari in delle neviere private, in modo da avere la propria scorta personale durante l’estate.

La massa di ghiaccio veniva così grattata (da qui l’origine del nome) e utilizzata nella preparazione di sorbetti e gelati da degustare nei caldi momenti d’estate. Inizialmente, per dare un gusto, veniva spremuto il limone e si aggiungeva un po’ di miele. Con il tempo si sono sperimentati tanti nuovi gusti che sono arrivati fino ai giorni nostri (mandorla, caffè, fragola, gelsi, pistacchio ecc.).

L'evoluzione della granita fino ad oggi

Intorno al XVI secolo venne apportato un notevole miglioramento alla fase di preparazione dello sherbet, scoprendo di poter usare la neve mista al sale marino, come espediente per refrigerare. La neve raccolta passò così da ingrediente a refrigerante.

Nacque il primo pozzetto, che non era altro che un tino di legno con all’interno un secchiello di zinco, che poteva essere girato con una manovella. Lo spazio tra il legno e il pozzetto veniva riempito con la miscela di sale e neve, che congelava il contenuto al suo interno. Il movimento rotatorio di alcune palette all’interno del pozzetto impediva la formazione di cristalli di ghiaccio troppo grossi e garantiva quella consistenza unica che contraddistinse sin da subito la granita siciliana.

pozzetto antico per granita
Antico pozzetto per granita

Nel corso del XX secolo la neve fu sostituita con l’acqua, il miele con lo zucchero e il pozzetto manuale dalla gelatiera. Questi importanti miglioramenti, hanno consentito di perfezionare la produzione di quell’inconfondibile consistenza cremosa che è conosciuta in tutto il mondo con il nome di “Granita Siciliana”.

Da mangiare con la brioscia

Non riesco ad immaginare una granita senza la sua brioche (in siciliano brioscia). Per rendervi l’idea, dire Granita&Brioscia è come dire Bud Spencer e Terence Hill, Bonnie e Clyde, Paolo Bonolis e Luca Laurenti e così via. Rappresentano la coppia perfetta, non può esserci l’uno senza l’altro.

Le origini della brioche siciliana, però, non sono così chiare come abbiamo visto per la granita. Inoltre, la brioche esiste da meno tempo, infatti, i nostri nonni ricorderanno con nostalgia quando, nella stagione estiva, usavano inzuppare la zuccarata nella granita al limone. Questa, non è altro che un biscotto (solitamente a forma di ciambella) che, contrariamente al nome, non ha zucchero, ma è ricoperta di semi di sesamo (in siciliano detti ciciulena).

zuccarata messinese
Zuccarata messinese
Naturalmente, ancora oggi è possibile assaggiare uno di questi biscotti, solitamente consigliati con la granita al limone. Tuttavia, oggi come oggi, si preferisce affiancare la brioscia, se possibile appena sfornata.
La brioche siciliana ha un requisito in particolare, deve avere il tuppo. In Sicilia, questo termine viene utilizzato per descrivere la tipica acconciatura della donna siciliana, corrispondente allo chignon. Si dice, infatti, che la forma della brioche siciliana derivi proprio da esso.
tuppo e brioche
I due significati della parola "tuppo" in una sola immagine.
Brioscia siciliana col tuppo 😋

Come mangiare la granita con la brioscia

Fonti principali: 

  • Nivarata.it –> sito ufficiale del festival internazionale della granita siciliana.
  • SikeliaNews.it –> blog d’informazione e cultura incentrato sul territorio siciliano.

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